NOME: CILIEGIO GIAPPONESE

NOME SCIENTIFICO: PRUNUS SERRULATA

Il Prunus Serrulata, chiamato anche Ciliegio giapponese o con il suo nome giapponese “Sakura” viene utilizzato in molte parti del mondo come pianta ornamentale per la sua incantevole fioritura.
Il Ciliegio giapponese vive circa 25 anni, 50 al massimo.

PROVENIENZA

Il Prunus Serrulata è una pianta originaria del Giappone, della Corea e della Cina.

CARATTERISTICHE

> Portamento e dimensioni: può raggiungere i 10 m di altezza;  fusto eretto; abbondante ramificazione principale dalla forma a vaso con rami scuri e intrecciati.

> Corteccia: bruna, con anelli orizzontali.

> Foglie: alterne, semplici, strette e dalla forma ovale. La parte superiore è verde intenso, quella inferiore più chiara.

> Fiori: fiori doppi, bianchi o rosa tenue, riuniti in gruppetti di 3-5. La fioritura è in aprile e contemporanea alla fogliazione. 

> Frutti: piccoli, di colore rosso-nerastro; non sono sempre presenti.

> Particolarità: in Giappone esistono più di 120 varietà, di cui circa 50 sono molto ricercate a livello mondiale per le abbondantissime fioriture.

SAKURA - SIMBOLOGIA

Il fiore di ciliegio (sakura) è un simbolo identitario molto importante in Giappone e rientra in una secolare corrente filosofica.
Originariamente scelto per distinguersi dalla Cina il cui emblema era il fiore di prugna, ha rappresentato il governo giapponese sin dal periodo Nara (710-794).

Il Sakura si lega al Mono No Aware, un concetto estetico-filosofico che indica la partecipazione emotiva verso le cose, dalla realtà naturale alla vita umana.
Alla base di questo pensiero vi è una visione del mondo secondo la quale ogni azione è diretta ad un fine preciso che si inserisce in un insieme più grande di equilibrio e armonia.
La consapevolezza che ogni cosa è soggetta all’inesorabile scorrere del tempo crea nell’animo una sensazione di malinconia e solitudine. La calma accettazione di questa condizione permette però di cogliere la bellezza nella fragilità e nell’imperfezione dell’esistenza.

È durante il periodo Heian (794-1185) che i fiori di Sakura diventarono un simbolo filosofico: con una vita media di due settimane, sono la personificazione stessa dell’effimero.
In questo periodo nacque anche la tradizione dell’Hanami, la “contemplazione dei fiori”, intesa come attività filosofica volta alla riflessione sul passare del tempo e sull’impermanenza della vita.

In Giappone, secondo la tradizione, i Sakura sarebbero la personificazione della divinità Konohana-Sakuyahime, figlia del dio della montagna e simbolo di delicatezza e nuova vita.

Il ciliegio giapponese è simbolo di rinnovamento, forza rigeneratrice e prosperità.
Sia l’albero che i fiori, per la loro breve vita, rappresentano l’impermanenza dell’esistenza.

Per i giapponesi la fioritura dei Sakura, dalla bellezza tanto sorprendente quanto effimera, rappresenta la caducità e la fragilità della vita, diventando metafora della nascita e della morte.

Il fiore di ciliegio rappresenta in pieno la filosofia giapponese legata alla cultura della pazienza, del rispetto e della pace interiore: l’attitudine a godere e accettare la caducità e la provvisorietà dell’esistenza, abbracciando nella bellezza del momento presente la malinconia della fine.


In Giappone i fiori di Sakura sono considerati la dimora delle anime degli antenati e il tramite fra il mondo dei vivi e l’aldilà.

Il fiore di Sakura assunse poi una connotazione politica in epoca Meiji (1868-1912).  
Nel 1870 il governo piantò alberi di ciliegio nel Santuario Yasukuni a Tokyo, dove erano custodite le anime dei soldati caduti durante la guerra civile: i sakura rappresentavano i soldati, che sarebbero rinati come fiori.
I militari adottarono presto questo fiore: i suoi petali decoravano le insegne dell'esercito e della marina imperiale, e alberi di ciliegio furono piantati su basi militari.
Con l'espansione dell'impero, in Corea e Taiwan furono piantate migliaia di alberi di ciliegio per segnare visivamente l'occupazione giapponese.

Percepito come un simbolo familiare per i giapponesi, fu poi ripreso dal governo come simbolo di un popolo forte per unificare una nazione indebolita dalla guerra.

Durante la Seconda Guerra Mondiale il Sakura continuò ad essere utilizzato a scopo propagandistico ed è in questo periodo che divenne a pieno titolo il simbolo dell’identità giapponese.
Gli squadroni kamikaze avevano nomi legati ai fiori di ciliegio, che erano disegnati sugli aerei, a loro volta chiamati “oka” (fiori di ciliegio). Alcuni piloti li portavano sulle loro divise, vedendosi come fiori sparsi a difesa del Giappone.

Celebre è la cosiddetta “Canzone dei fiori di uno stesso ciliegio”, riportata da Nagatsuka Ryuji nella sua autobiografia “Ero un kamikaze”:

Tu e io, fiori di uno stesso ciliegio,

sbocciamo nel cortile dello stesso corpo di aviazione.

Così come sbocciamo alla stessa data,

dovremmo cadere nello stesso giorno.

Siamo destinati a sfiorire con coraggio e insieme

per difendere il nostro paese.

HANAMI

L’Hanami (“contemplare i fiori”), come già detto, è una tradizione secolare giapponese che consiste nell’osservare la bellezza della fioritura degli alberi, soprattutto dei Sakura ed è legata alla filosofia Mono No Aware. Sembra che nei primi tempi la contemplazione rituale dei fiori di ciliegio fosse un gesto divinatorio, per prevedere la bontà dei raccolti o le date per piantare il riso. Inoltre, era un rito destinato solo ai ricchi: i nobili, i samurai e i poeti più talentuosi.
Durante il periodo Edo (1603-1868) i Sakura furono piantati in varie zone del Giappone e in questo modo tutta la popolazione ebbe la possibilità di assistere alla loro fioritura. Tradizionalmente si ammira la fioritura assieme ad amici e familiari mentre si fa un picnic all'ombra dei Sakura. La contemplazione dei fiori continua anche la sera, quando i ciliegi vengono illuminati appositamente. In questo caso l’Hanami prende il nome di Yozakura ("ciliegio notturno").

HANAMI IN ITALIA

A Roma, l’Hanami viene celebrato al Parco centrale del lago nel quartiere dell'Eur.
Qui è possibile osservare la fioritura dei 1000 sakura che formano la “Passeggiata del Giappone”, un suggestivo percorso verso il laghetto del quartiere romano. Questi ciliegi sono alcuni dei 2500 donati dal primo ministro giapponese Nobusuke Kishi nel 1959, in occasione di una visita diplomatica in Italia.

Sempre a Roma, presso l’Istituto Giapponese di Cultura, si trova un giardino ricco di ciliegi, realizzato negli anni ’60 dall’architetto giapponese Ken Nakajima. Lo stesso architetto ha curato anche l’angolo nipponico dell’Orto Botanico di Roma, un altro luogo dove è possibile ammirare i ciliegi in fiore.

A Milano, vicino al quartiere Bicocca, si trova la Collina dei Ciliegi, una collinetta artificiale ricavata da parte dei detriti di scavo della ristrutturazione della Pirelli.
Si tratta di un parco cittadino dove stati piantati oltre 800 alberi, fra cui diversi ciliegi giapponesi.

HANAMI A WASHINGTON

Gli alberi di ciliegio sono diventati una parte iconica di Washington, D.C.
Qui ogni anno si svolge il Cherry Blossom Festival, un evento durante il quale un milione e mezzo di visitatori si reca nella capitale per ammirare la fioritura dei ciliegi. Il festival commemora il dono di 3000 alberi di ciliegio da parte del sindaco di Tokyo nel 1912 come segno di amicizia.

Tutto iniziò nel 1885, quando Eliza Scidmore (fotografa e scrittrice di viaggi, prima donna eletta nel consiglio di amministrazione del National Geographic), tornata dal Giappone, propose la piantumazione di una fila di ciliegi sulla riva del fiume Potomac.
L’idea, inizialmente ignorata dall’amministrazione comunale, fu poi riproposta da altri, tra cui il funzionario del Dipartimento dell'agricoltura David Fairchild.

L’idea vide un primo tentativo di realizzazione nel 1910 con l’arrivo di 2000 alberi dal Giappone.
Figura chiave per la piantumazione dei ciliegi fu la First Lady Helen Herron Taft, che nel 1901 si era recata nelle Filippine e aveva visitato il Luneta Park, un parco fluviale con palcoscenici, giardini e viali alberati dove l’élite di Manila passeggiava la sera.
Ne era rimasta così colpita da voler ricreare un secondo Luneta nelle aree bonificate a sud del monumento a Washington.

Gli alberi di ciliegio sarebbero stati perfetti per abbellire il parco, così la First Lady accettò le richieste di Scidmore e Fairchild di piantare gli alberi in quella zona.
Saputo del piano di creare un viale alberato in città, il sindaco di Tokyo Yukio Ozaki donò 2000 alberi a Washington. Purtroppo, i ciliegi giunsero malati e furono bruciati.

Venuto a conoscenza della difficile situazione, nel 1912 il sindaco di Tokyo donò altri 3020 ciliegi che furono piantati lungo il fiume Potomac.
La cerimonia si svolse il 27 marzo 1912, quando la first lady Helen Herron Taft e Iwa Chinda (moglie dell’ambasciatore giapponese) piantarono i primi due alberi sulla riva nord del Tidal Basin.

I ciliegi divennero presto un tratto distintivo della città e, grazie al sostegno di alcuni gruppi civici, nel 1935 si svolse il primo Cherry Blossom Festival.

I ciliegi erano diventati così importanti che nel 1938 un gruppo di donne si incatenò accanto a questi alberi in una dichiarazione politica contro il presidente Franklin D. Roosevelt. Chiamata Cherry Tree Rebellion, quest’azione aveva l’obiettivo di fermare l’inizio dei lavori per la costruzione del Jefferson Memorial. Venne alla fine raggiunto un compromesso in base al quale sarebbero stati piantati più alberi lungo il lato sud del Tidal Basin per incorniciare il monumento.

Tour virtuali delle fioriture

ALBERI SACRI - LEGGENDE POPOLARI

Gli alberi sacri sono spesso presenti nei racconti popolari shintoisti o buddisti e si dice che questi alberi siano abitati dagli spiriti, chiamati “kodama”.
Molti alberi sacri sono ciliegi e si narra che alcuni fioriscano in particolari anniversari, come quello del suicidio rituale di un samurai, o che possiedano le anime delle persone.

Uno dei miti più famosi sul ciliegio è quello dell'”Uba-zakura”, o “Milk Nurse Cherry Tree”.
Si dice che questo ciliegio contenga l’anima di una balia che diede la sua vita per salvare un bambino di cui si prendeva cura, sbocciando ogni anno nell’anniversario della morte della donna.

Un'altra leggenda riguarda il fantasma di un samurai solitario.
Nel distretto di Wakegori abitava un anziano samurai che era sopravvissuto ai suoi figli e a tutti gli altri suoi cari. Man mano che invecchiava e diventava più solo, il suo unico conforto era l'antico ciliegio nel suo giardino, chiamato il “ciliegio del sedicesimo giorno” perché fioriva tutti gli anni il sedicesimo giorno del primo mese. Aveva giocato sotto questo albero da bambino, ed era stato nella sua famiglia per generazioni. Un'estate, anche l'albero morì.
Il samurai, sempre più abbattuto, il sedicesimo giorno del primo mese s’inchinò davanti all’albero e gli disse: «Ti scongiuro di fiorire ancora una volta… perché sto per morire al posto tuo». 
Allora il vecchio fece hara-kiri, togliendosi la vita alla maniera dei samurai. Il suo spirito trasmigrò nell’albero e lo fece fiorire in quel preciso istante.
Da allora ogni anno il ciliegio continua a fiorire il sedicesimo giorno del primo mese, nella stagione delle nevi.

IL CILIEGIO NELL'ARTE

Kitagawa Utamaro
Hanami
1793

Katsushika Hokusai
Bullfinch and weeping cherry blossoms
1834
Guimet Museum, Paris, France

Utagawa Hiroshige
Cherry Blossom Viewing at Asukayama
1831 circa
Scottish National Gallery Of Modern Art

Kawase Hasui 
Washington Monument (Potomac Riverbank)
Periodo Showa, 1935
Arthur M. Sackler Gallery

Janos Mattis-Teutsch
Blooming Cherry Tree
XX secolo

Taikan Yokoyama
Spring Morning
1939
Yamatane Museum of Art, Tokyo

Toshi Yoshida
Cherry Blossoms
1970

Damien Hirst
Cherry Blossoms
2021