NOME: ACERO CAMPESTRE

NOME SCIENTIFICO: ACER CAMPESTRE

PROVENIENZA

Albero diffuso in tutta Europa e Asia. In Italia è una specie presente in tutte le regioni ed è prevalentemente diffusa nei boschi. 

CURIOSITA'

Può raggiungere i 200 anni di età. Viene usato come albero ornamentale ed è molto utile in ambienti urbani in quanto ha un’elevata capacità di assorbire l’anidride carbonica e le polveri sottili presenti nell’aria.

Nonostante i suoi fiori siano piccoli e verdi, quindi poco appariscenti, l’Acero è una delle piante più visitate dalle api, che ne raccolgono il polline ed il nettare.

CARATTERISTICHE

> Portamento e dimensioni: ha un bel portamento arboreo ed è alto 20-25 m; il fusto è spesso contorto e ramificato; la chioma è rotondeggiante.

> Corteccia: la corteccia del fusto è giallastra ma diventa presto bruno-grigiastra chiara e si formano placche rettangolari e longitudinali abbastanza persistenti.

> Foglie: sono opposte, piccole. Sono di colore verde scuro sulla pagina superiore, più chiare inferiormente; il picciolo se staccato secerne lattice. In autunno, con notti fredde, le foglie assumono una decorativa colorazione giallo-oro, anche con sfumature rossastre.

> Fiori: ha piccoli fiori verdi, riuniti in infiorescenze. Le infiorescenze, i fiori, possono essere formate sia da fiori unisessuali (maschili) che ermafroditi (sia maschili che femminili).

> Frutti e semi: i frutti sono formati da ali contrapposte, generalmente lunghe 2-4 cm; in fase di maturazione hanno un colore verde chiaro, mentre sono rossastre a maturità, in autunno.

RIFERIMENTI CULTURALI

L’Acero era molto utilizzato nelle campagne per sostenere i filari di vite, per costruire utensili agrari e da cucina. Il legno degli aceri è adatto alla fabbricazione degli strumenti musicali. Fu Antonio Stradivari ad utilizzarlo per la prima volta, nel XVII secolo, per realizzare uno dei suoi violini. In particolare il legno dell’acero gli servì per costruire il “ponte” che sorregge le corde dello strumento.

ALBERI FAMOSI

L’albero di Acero più famoso fu conosciuto come il “Great Wishing Tree (Grande albero dei Desideri)” e si trova in Canada. Esso nacque attorno al 1200 e si dice che abbia preso il suo nome dal fatto che i bambini delle tribù native americane originarie del luogo raccoglievano i suoi rametti caduti e li lanciavano in aria, poi, se il rametto rimaneva incastrato nei rami dell’albero, essi esprimevano un desiderio. Nel 1700 una strada fu costruita attorno all’albero e divenne un punto di ritrovo per famiglie e turisti. Nel 1925 un fulmine colpì l’albero, evento che segnò il suo lento declino. Esso cadde infine nel 1941, dopo ben 731 anni di vita.

L'ACERO NELL'ARTE

Acero Campestre di Pomieri,

Maria Vinci,

olio su tela,

2009

Yellowing maples,

Pyotr Konchalovsky,

1922

L'ACERO NELLA POESIA

The Maple

The Maple puts her corals on in May,

While loitering frosts about the lowlands cling,

To be in tune with what the robins sing,

Plastering new log-huts 'mid her branches gray;

But when the Autumn southward turns away,

Then in her veins burns most the blood of Spring.

And every leaf, intensely blossoming,

Makes the year's sunset pale the set of day.

O Youth unprescient, were it only so

With trees you plant, and in whose shade reclined,

Thinking their drifting blooms Fate's coldest snow,

You carve dear names upon the faithful rind,

Nor in that vernal stem the cross foreknow

That Age shall bear, silent, yet unresigned!

by James Russel Lowell

 

L'Acero

L'acero indossa i suoi coralli a maggio,

Mentre le gelate si aggirano per le pianure,

per essere in sintonia con il canto dei pettirossi,

intonacando nuove capanne di legno tra i suoi rami grigi;

Ma quando l'autunno si allontana verso sud

allora nelle sue vene arde il sangue della primavera.

E ogni foglia, intensamente fiorita,

fa impallidire il tramonto dell'anno.

O Gioventù imprudente, se solo fosse così

con gli alberi che hai piantato e alla cui ombra ti sei reclusa,

pensando che i loro fiori alla deriva siano la neve più fredda del destino,

incidete nomi cari sulla scorza fedele,

Né in quel fusto vernale prevedete la croce

che l'età porterà, silenziosa, ma non rassegnata!

di James Russel Lowell